venerdì 1 aprile 2016

E qui vorrei parlare

S'io fosse quelli che d'amor fu degno

  
        di Guido Cavalcanti
Guido (apostrofe), io vorrei che tu (Guido Cavalcanti), Lapo (Lapo Gianni de’ Ricevuti notaio e poeta stilnovista) ed io, fossimo catturati per magia e messi su una piccola nave (vasel – metafora – diminutivo di vaso, significa qui navicella e si riferisce alla nave di mago Merlino) che con qualunque vento (ad ogni vento) andasse attraverso il mare, secondo il (al) mio ed il vostro desiderio, in modo tale che una burrasca (fortuna, fortunale) o un altro tipo di cattivo tempo (tempo rio) non ci potesse essere di ostacolo; anzi, vivendo sempre secondo un’unica volontà (in un talento, si riferisce all’unione spirituale data dall’amicizia), aumentasse la voglia di stare insieme (di stare insieme crescesse ‘l disio - anastrofe) 
fortuna, fortunale
E qui vorrei parlare (ragionar) sempre d’amore e che ciascuna di loro fosse felice come io credo che lo saremmo noi (similitudine).
Dante Alighieri e Guido Cavalcanti


















Il buon
incantatore Merlino

E poi (io vorrei che) il buon (valente) mago (Merlino) mettesse insieme a noi (con noi ponesse il buono incantatore - anastrofe) la signora (monna, indica la donna sposata) Vanna (la donna di Guido Cavalcanti) e la signora Lagia (abbreviazione di Alagia, è la donna di Lapo) insieme a quella che occupa il trentesimo posto (ch’è sul numer de le trenta - nell’elenco steso da Dante, pistola sotto forma di sirventese, oggi andato perduto, delle 60 donne più belle della città).
RIME STILNOVISTICHE 
Questo sonetto fa parte della raccolta Rime. E’ una poesia giovanile ed è indirizzata a Guido Cavalcanti che rispose con il sonetto S’io fossi quello che l’amor fu degno. Il sonetto è incentrato sul tema dell’evasione senza meta, tipico della letteratura romanzesca della Francia del Nord. E’ il desiderio di trovarsi con gli amici più cari, Guido Cavalcanti e Lapo Gianni, insieme alle rispettive donne, a bordo di un vascello che naviga senza meta. E’ il sogno di una vita staccata dalla vita reale, della vita “cortese”. Nel concetto dell’amicizia, intesa come concordanza di idee e di aspirazioni, si individua l’elemento stilnovistico anche se nel complesso il componimento appartiene al genere e al gusto provenzale del plazer che consiste in un elenco di fatti piacevoli.

 Poeta stilnovista

 Cavalcanti in risposta a Dante
S'io fosse quelli che d'amor fu degno,
     del qual non trovo sol che rimembranza,
     e la donna tenesse altra sembianza,
assai mi piaceria siffatto legno.
    
 E tu, che se' de l'amoroso regno
     là onde di merzé nasce speranza,
     riguarda se 'l mi' spirito ha pesanza:
ch'un prest' arcier di lui ha fatto segno
     e tragge l'arco, che li tese Amore,
     sì lietamente, che la sua persona
     par che di gioco porti signoria.


     Or odi maraviglia ch'el disia:
     lo spirito fedito li perdona,
vedendo che li strugge il suo valore.
Se io fossi la persona che era degna d’amore
della quale non ho altro che un ricordo
e la donna avesse un altro atteggiamento
mi piacerebbe molto la barca di cui parli.


Tu che appartieni a quel regno d’amore
dove la speranza nasce dal favore (della donna)
guarda fin che duran le condizioni del mio spirito,
un veloce arciere l’ha preso per stabile bersaglio
e prende l’arco che ha teso per lei Amore
con tale gioia che sembra
che lo faccia per gioco.
Ma senti quello che è più stupefacente:
il mio spirito ferito non la condanna
quando la vede distruggere le sue facoltà.
Esiste un libro antico dell'Asia che racconta che il destino di tutti è soggetto al ruotare delle epoche del tempo che si susseguono come il tiro del gioco 
S'io fosse quelli che d'amor fu degno

E tu, che se’ de l’amoroso regno

là onde di merzé nasce speranza,

riguarda se ’l mi’ spirito ha pesanza:

ch’un prest’ arcier di lui ha fatto segno


e tragge l’arco, che li tese Amore,

sì lietamente, che la sua persona

par che di gioco porti signoria.


Or odi maraviglia ch’el disia:

lo spirito fedito li perdona,

vedendo che li strugge il suo valore.